Quando si degusta un buon bicchiere di vino, non entra in gioco solo il palato. Si ammira il colore, la luminosità e la trasparenza, si percepiscono profumi e sensazioni.
Assieme al gusto, vista e olfatto diventano indispensabili per rendere la degustazione una vera esperienza sensoriale, e lo strumento che ci permette di fare questo è il bicchiere, anzi, il calice.
Forse non tutti sanno che per ogni tipologia di vino esiste un tipo di bicchiere, e non si tratta di una moda o di semplice etichetta, ma è un vero e proprio strumento che ci aiuta a scoprire i segreti del vino che stiamo degustando.
Iniziamo spiegando perché si usa il calice e non un semplice bicchiere per degustare il vino.
Il calice è composto da tre parti: la base, lo stelo e il bevante, cioè la parte che contiene il vino.
Il bicchiere va impugnato dallo stelo o dalla base, in modo da tenere lontano la mano dal vino; in questo modo eventuali odori presenti sulle mani non andranno a mescolarsi a quelli del vino e allo stesso tempo il calore della mano non varierà la sua temperatura ottimale..
Il bicchiere poi deve essere liscio, privo di decorazioni e perfettamente trasparente per permettere la valutazione di colore, trasparenza e limpidezza.
Infine la cosa più importante: la forma.
Un vino bianco, con profumi leggeri e delicati, va servito in bicchieri stretti, in modo che i profumi vengano meglio convogliati verso il naso.
Al contrario, un vino rosso molto invecchiato, evoluto, con una grande complessità olfattiva, non può essere servito in una flûte, ma ha bisogno di un bicchiere ampio che gli permetta di respirare, ossigenarsi e liberare tutti i suoi aromi.
A proposito… lo champagne non si serve nelle famose coppe basse e larghe che spesso vediamo nei film degli anni ‘50 e ‘60, ma nelle flûte… nelle coppe vanno serviti gli spumanti dolci e aromatici.